Basilica di S.Paolo fuori le mura

DESCRIZIONE

San Paolo fuori le Mura è una delle quattro basiliche papali di Roma, la seconda più grande dopo quella di S.Pietro in Vaticano. Nel quartiere Ostiense, deve il suo nome alla posizione circa 2 km fuori le mura aureliane, oltre Porta S.Paolo.

Sorge nel luogo in cui, secondo la tradizione, si trova la sepoltura dell'apostolo Paolo: la sua tomba, sotto l'altare papale, è divenuta nel corso dei secoli meta di pellegrinaggio. La cappella sepolcrale eretta successivamente venne trasformata in basilica da Costantino e consacrata, secondo la tradizione, nel 324 da papa Silvestro I.

Già nel 385 si dette inizio alla ricostruzione in forme più ampie del tempio; nel corso dei secoli la basilica si arricchì di opere d’arte tra cui le splendide porte di bronzo di maestranze bizantine; il ciborio di Arnolfo di Cambio, le decorazioni (andate perdute) di Pietro Cavallini, i marmi dei Vassalletto, famiglia di marmorari romani, oltre ai successivi interventi di Benozzo Gozzoli e Antoniazzo Romano.

Nella notte del 15 agosto 1823 la basilica venne distrutta da un incendio causato dalla disattenzione dei carpentieri che stavano restaurandone il tetto; si salvò ben poco.

Leone XII ne decise la completa riedificazione, emanando un’enciclica nel 1825. I lavori vennero affidati a Pasquale Belli, che, demolendo le parti superstiti, ricostruì l’edificio seguendo le dimensioni e l’antica pianta; alla riedificazione partecipò anche l’architetto Luigi Poletti a cui si deve la ricostruzione del campanile. La basilica venne consacrata da Pio IX il 10 settembre 1854.

In facciata, i mosaici furono eseguiti fra il 1854 e il 1874 su cartoni di Filippo Agricola e Nicola Consoni che cercarono di ispirarsi a quello originale del X secolo; il grande quadriportico  (70 metri di lato), realizzato tra il 1890 e il 1928 da Guglielmo Calderini su progetto iniziale di Luigi Poletti, vede al centro la statua di San Paolo di Giuseppe Obici (1807-1878).

L’interno è suddiviso in cinque navate da 80 colonne monolitiche di granito; l’Arco di Trionfo, detto di Galla Placidia, dal nome della committente, è decorato da mosaici di V secolo purtroppo molto restaurati.

L’altare centrale è sormontato dal ciborio gotico di Arnolfo di Cambio (1285), costituito da quattro colonne di porfido rosso che sorreggono la copertura ornata da statue angolari e mosaici colorati. Nei pressi dell’altare si trova il grande candelabro per il cero pasquale, realizzato in marmo da Nicola D’Angelo e Pietro Vassalletto nel 1170. L’abside è dominata dal maestoso mosaico voluto da Innocenzo III (1198-1216) e terminato al tempo di Onorio III.

Dal transetto si può accedere al chiostro duecentesco dei Vassalletto, uno dei più belli di Roma, con ricche e variegate colonnine binate che sostengono archetti sui quali corre una trabeazione ornata da intarsi policromi e mosaici.

CURIOSITA’

Nella riedificazione post-1823 parteciparono molte influenti personalità tra cui il Re di Sardegna, delle Due Sicilie; allo Zar Nicola I si devono i blocchi di malachite dei due altari laterali del transetto e al vicerè d’Egitto le sei colonne di alabastro della parete d’ingresso.

Nella fascia immediatamente sopra gli archi che dividono le navate, vi è la serie dei tondi contenenti i ritratti di tutti i Pontefici, da San Pietro fino a papa Francesco; vennero iniziati nel 1847, durante il pontificato di Pio IX prendendo spunto dalla loro presenza anche nell'antica basilica.

Durante gli scavi compiuti dalla prima metà dell'Ottocento ad oggi sono emerse più di 1700 lastre con iscrizioni, che fungevano da lapidi per le oltre 5000 sepolture stimate ancora sotto il pavimento della basilica.

Il luogo rientra nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco dal 1980.